Meditare con il chiasso, si può?

Mi trovo in montagna per qualche giorno di ferie, insieme a un bel gruppone di amici, parenti, bambini e cagnoni di ogni taglia. 🍃


Nel tardo pomeriggio con alcuni di loro sto praticando MEDITAZIONE, nel silenzio delle montagne che ci circondano con la loro maestosità.


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Ogni tanto, però, quel silenzio pieno di pace viene interrotto dalle voci degli altri compagni di viaggio...che ridono, scherzano, parlano e si divertono poco più lontano da noi.


Ed è così che i loro discorsi irrompono forti nella nostra "bolla"! 🎈


Cosa farne di quelle voci?

Difficile ignorarle, soprattutto essendo per noi familiari e amiche.


Quelle voci diventano occasioni preziose per "richiamare" con ancora più energia la nostra attenzione, riportandola con dolcezza al respiro. Sono come delle campanelle, che ci ricordano di tornare al nostro oggetto di meditazione: il respiro. 🌬️


All'inizio possono essere vissute come fattori disturbanti, ma più ci si allena nella meditazione e più si impara ad integrarle nel processo. E anzi a sfruttarle come attimi in cui tornare qui, nel nostro corpo che respira.


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Per meditare non è necessario un posto muto e indisturbato (nemmeno in montagna questo è possibile, a quanto pare! ). 😉

Per meditare occorre INTENZIONE.


Con l'intenzione possiamo scegliere consapevolmente cosa farcene dei tanti "disturbi" acustici e di altra natura, che crediamo ostacolare la nostra pratica. Possiamo usarli a nostro favore, aprendoci morbidamente verso ciò che non possiamo controllare.


Con l'intenzione possiamo meditare a casa con le urla dei nostri bambini che giocano nell'altra stanza, con i clacson delle auto che suonano nella strada accanto, con il trapano del vicino che irrompe sempre al momento giusto.


E, piano piano, anche i rumori più ostili diventano amabili "sveglie" per la nostra consapevolezza. 🔔

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